Dal locale al globale: la situazione in Medio Oriente

Con Ameer scopriamo l’impatto della crisi climatica in Iraq: acqua salata, desertificazione e lotta per la giustizia ambientale oltre i confini.


Grazie al lavoro con Un Ponte Per scopriamo l’impatto della crisi ambientale e climatica in Iraq. “Anche se ci troviamo in paesi diversi e parliamo lingue diverse, viviamo gli stessi problemi e possiamo alzare le nostre voci insieme”. Ne è convinto Ameer, giovane ingegnere iracheno e attivista per la giustizia climatica, mentre si gode un attimo di pausa al sole primaverile di Roma. È arrivato qui durante un tour organizzato con noi di Un Ponte Per nel progetto “Sentinelle Climatiche”. Questo lavoro è iniziato nel 2023 con il sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Il progetto è centrato sull’educazione ambientale nelle scuole italiane, per coinvolgere studenti e studentesse nel monitoraggio della crisi climatica. Sono fenomeni comuni a molte aree del mondo, con impatti diretti sulle economie locali e sulla qualità della vita, in Italia e in Iraq.

La rivoluzione e la crisi ambientale

Ameer ha iniziato a occuparsi di giustizia ambientale durante la rivoluzione irachena, la thawra del 2019, quando giovani invasero le strade rivendicando un futuro dignitoso. Un futuro basato su una redistribuzione equa delle risorse di cui il paese gode. “Lavoro nel settore energetico e ogni giorno vedo la contraddizione tra l’energia che produciamo e il prezzo che pagano l’ambiente e la nostra gente”, ci racconta. “Beviamo acqua salata, respiriamo aria inquinata, vediamo le nostre terre prosciugarsi giorno dopo giorno”. I laghi sono scomparsi, il patrimonio ambientale si disperde, e i figli chiedono “Dove sono finiti gli alberi? Perché non piove più?”. “Se penso alle Paludi Mesopotamiche, patrimonio Unesco, mi chiedo se i nostri figli riusciranno mai a vederle”.

L’incontro tra le lotte

La visita di Ameer è stata importante per noi. Abbiamo attraversato l’Italia da nord a sud, incontrando comunità e associazioni impegnate nella giustizia ambientale. Ameer ha raccontato le gravissime conseguenze della crisi climatica in Iraq: tempeste di sabbia sempre più intense e ondate di calore che rendono impossibile lavorare all’aperto. Persino piante resistenti, come le palme, stanno morendo. In Iraq si parla ormai di “oro blu” per indicare la crescente scarsità d’acqua. Le cause principali sono due: il controllo di Turchia e Iran sui fiumi Tigri ed Eufrate attraverso la costruzione di dighe, e l’inquinamento causato dalla mancanza di depuratori. La riduzione del Tigri favorisce l’intrusione di acqua salata dal Golfo Persico, rendendo l’acqua inadatta al consumo umano e all’irrigazione.

Le responsabilità delle compagnie fossili

“Sappiamo bene quanto siano responsabili le compagnie petrolifere internazionali di questa crisi”, spiega Ameer. “Praticano il gas flaring, la combustione del gas associato al petrolio, violando leggi locali e internazionali”. Utilizzano l’acqua della popolazione per l’estrazione e contaminano i suoli con materiali di scarto. “L’intero ecosistema iracheno, patrimonio dell’umanità, è oggi minacciato dalle trivellazioni, che spesso comportano deportazioni forzate delle comunità locali”.

Difendere chi difende

Un Ponte Per promuove percorsi di turismo responsabile nel sud dell’Iraq, per sostenere l’economia locale e tutelare le Paludi Mesopotamiche. Siamo parte della Save the Tigris Foundation, che dal 2012 protegge i fiumi Tigri ed Eufrate, promuovendo una gestione sostenibile e condivisa delle risorse idriche. Lavoriamo anche per proteggere le attiviste e gli attivisti ambientali, che in Iraq affrontano gravi minacce. Denunciare pratiche estrattive, inquinamento e violazioni ambientali espone a intimidazioni, arresti arbitrari, sorveglianza e violenze. Spesso si ritrovano isolate/i e senza protezione legale.

Giusta transizione ora

“Abbiamo bisogno di azioni collettive per costruire una giusta transizione energetica”, insiste Ameer. “Non vogliamo soluzioni imposte dall’alto che ignorino la popolazione. Vogliamo che governi e corporazioni ci ascoltino. Non stiamo solo proteggendo la nostra Terra comune, ma il diritto a una vita e a un futuro dignitosi”. Il supporto della comunità internazionale è fondamentale. Bisogna riconoscere queste persone come difensore dei diritti umani e della terra, garantendo visibilità, protezione e accesso a meccanismi internazionali di tutela. Insieme ai nostri partner lavoriamo perché la loro voce non venga mai messa a tacere. Difendere chi difende l’ambiente è oggi imprescindibile per costruire un futuro sostenibile, equo e pacifico per tuttə. “Non ci fermeremo”, dice Ameer. “Non resteremo in silenzio. Ogni respiro sotto un albero, ogni goccia d’acqua pulita che beviamo, vale la nostra lotta”.

situazione in Medio Oriente

Per saperne di più è possibile vedere il documentario Iraq without water o rivedere il modulo formativo numero 7 del corso docenti del progetto disponibile su Training for Change

Bianca Farsetti – Coordinatrice Programmi Italia di Un Ponte Per

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