La domanda di gas nell’UE calerà del 7% entro il 2030
La domanda di gas nell’UE calerà del 7% entro il 2030, ma si continua a investire in nuove infrastrutture fossili che rischiano di diventare asset bloccati
Il gas fossile è in declino nell’Unione Europea.
Secondo un nuovo rapporto del think tank Ember, la domanda di gas nell’UE diminuirà del 7% entro il 2030. Un segnale chiaro: continuare a costruire infrastrutture per il gas oggi significa creare asset inutilizzabili domani.
La domanda di gas in Europa continua a scendere
L’analisi di Ember si basa sui piani nazionali per l’energia e il clima degli Stati membri.
I dati mostrano che la domanda di gas calerà da 326 miliardi di metri cubi nel 2023 a 302 miliardi nel 2030. Una riduzione del 7%.
Non è un fenomeno nuovo: tra il 2021 e il 2023, la domanda di gas è già diminuita del 19%.
Nonostante questo calo evidente, diversi governi spingono per aumentare la capacità di importazione di gas naturale liquefatto (GNL). Si stima un aumento del 54% entro il 2030.
Un’assurdità: costruire nuova capacità mentre la domanda diminuisce significa creare un enorme eccesso di offerta e lasciare sul campo infrastrutture inutili.
“Gli obiettivi nazionali sono chiari: l’UE sta abbandonando il gas fossile. La discesa è già iniziata e proseguirà nei prossimi anni”, afferma Tomos Harrison, analista della transizione elettrica presso Ember.
Le rinnovabili avanzano: il futuro è elettrico
L’analisi di Ember conferma anche la crescita costante delle energie rinnovabili.
Gli Stati membri vogliono raddoppiare la capacità eolica e solare nei prossimi cinque anni.
L’obiettivo è chiaro: entro il 2030 il 66% dell’elettricità dell’UE dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili.
Anche la quota di elettricità nella domanda totale di energia è in crescita.
Si passerà dal 23% attuale al 30% nel 2030.
Questo grazie alla diffusione di tecnologie elettriche pulite, come le pompe di calore che stanno rapidamente sostituendo gli impianti a gas per il riscaldamento.
La transizione non riguarda solo il settore elettrico. È un cambio strutturale in tutto il sistema energetico europeo. Meno gas, più elettricità pulita.
“L’economia elettrica è la direzione in cui stiamo andando. Costruire oggi nuove infrastrutture per il gas significa creare domani asset inutili e costosi. Gli investitori e chi decide le politiche energetiche devono fermarsi e guardare questi dati”, conclude Harrison.
Anche in Italia la domanda di gas calerà, ma si continua a investire nelle fossili
Secondo il Live EU NECP Tracker di Ember, l’Italia prevede una riduzione della domanda di gas del 13% entro il 2030 rispetto al 2023. Un calo più marcato della media europea, che si attesta al -7%.
Nonostante questa chiara tendenza al ribasso, il nostro Paese continua a spingere per nuove infrastrutture fossili come rigassificatori e gasdotti, che rischiano seriamente di diventare stranded assets: investimenti inutili che graveranno sulle generazioni future.
Italia in ritardo sull’elettrificazione
Il tasso di elettrificazione italiano (cioè la quota di elettricità nel consumo finale di energia) è sotto la media europea e crescerà troppo lentamente rispetto agli obiettivi climatici.
Mentre l’Europa punta al 30% di elettrificazione entro il 2030, l’Italia si ferma al 28%.
Questo rallentamento significa una cosa: il nostro Paese rischia di restare agganciato al gas più a lungo del necessario, con conseguenze gravi per clima, salute e bollette.
Le rinnovabili crescono ma non abbastanza
L’Italia punta a raggiungere il 65% di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030. Un dato positivo, ma ancora inferiore alla media UE del 66% e lontano dagli obiettivi di REPowerEU.
In particolare, il nostro Paese mostra una crescita solida del fotovoltaico, ma è ancora troppo indietro sull’eolico a causa di ostacoli burocratici, mancanza di volontà politica e opposizioni locali.
Il rapporto completo e tutti i dati dettagliati sono disponibili nel Live EU NECP Tracker di Ember, che confronta gli obiettivi dei diversi Paesi europei.
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